“Ma mammaaaaa/papàààà!! Ce l’hanno tutti!”, è così che spesso comincia la travagliata storia della relazione tra ragazzi e smartphone.
Una relazione forte, stretta, indispensabile.. Spesso, fin troppo forte, stretta, indispensabile.

Una relazione che i genitori faticano a comprendere e gestire, ma che allo stesso tempo non vogliono impedire, un po’ perché vogliono evitare continue lotte e un po’ perché, tutto sommato, “che male c’è?!”. Ed è vero: non c’è nulla di male. La nostra società corre ormai anche sui binari della tecnologia, del cyberspazio e delle app che risolvono qualunque problema.
Però (eh sì, c’è un però), proprio perché in un oggetto così piccolo ci sta un mondo così grande, è importante che ci sia un buon livello di consapevolezza di ciò che si può e non si può fare. E, ahimè, a 11 anni (ma nemmeno a 16, spesso) questa consapevolezza non c’è. E non perché i ragazzini siano stupidi, ma perché a quell’età vivono naturalmente una fase in cui hanno il bisogno di un controllo dagli adulti. Un controllo sereno, discreto, non eccessivo, ma comunque un controllo. E ne hanno bisogno perché con la pubertà e la preadolescenza vengono catapultati in un mondo nuovo, che non conoscono, ricco di stimoli da imparare a gestire; e in quel mondo nuovo loro si sentono già grandi, invulnerabili, sentono di poter sperimentare tutte le possibilità senza rischi, perché “non può certo capitare a me…!”. Fosse per loro si lancerebbero in quel mondo nuovo senza remore e senza timori, con la curiosità è l’entusiasmo dei bambini che erano, ma con molte delle possibilità e delle abilità degli adulti che saranno.
È chiaro, dunque, che tra quel bambino e quell’adulto che per un po’ convivono in un solo corpo, è necessaria un po’ di mediazione.
Lo smartphone, più che mai, rende immediatamente disponibile tutto. Si può conoscere, esplorare, conversare, vedere, ascoltare, scrivere, comunicare, sperimentare. Si ha letteralmente il mondo nelle proprie mani.
È un po’ come quando nei film d’azione degli scienziati super geniali stanno inventando una cosa di una portata gigantesca e si chiedono “ma cosa succederebbe se questo finisse nelle mani sbagliate?!?” (e poi, puntualmente, succede).
Data questa premessa è evidente che, per evitare rischi inutili (e anche per aiutare i nostri figli ad affrontare la crescita), per far sì che i ragazzi e le ragazze utilizzino adeguatamente uno smartphone non basta acquistarlo per loro e metterlo tra le loro mani. È necessario, invece, che alla base di quel dono vi siano delle regole, un controllo e, soprattutto una relazione ricca di comunicazione e di consapevolezza.
Le principali problematiche che si frappongono tra i genitori e il buon uso dello smartphone da parte dei loro figli sono tre:
– La scarsa abilità nell’uso dei nuovi media, che impedisce di capire il loro funzionamento e di esercitare un minimo di controllo, ma che rende anche molto vulnerabili alla possibilità di farsi fregare dai ragazzi;
– L’ idea che lo smartphone sia un oggetto dovuto e assolutamente indispensabile per i ragazzi, che fa sì che loro stessi sentano di averne il pieno e unico controllo e che pensino che nessuno possa dissentire su questo;
– Il pensiero che “mio figlio/mia figlia è un/a bravo/a ragazzo/a, quindi è impossibile che faccia/gli capiti qualcosa di male”. Questo pensiero è scorretto non tanto perché i nostri figli non siano “bravi ragazzi”, quanto perché è nella normalità della fase del ciclo di vita che stanno attraversando che abbiano bisogno di essere tenuti sotto controllo e che abbiano un’innata capacità di mettersi nei guai (probabilmente seguono il principio che recita che “sbagliando si impara”).
Inoltre, spesso, gli adulti (che non sono nati nell’era digitale e, nonostante gli sforzi, conoscono i media solo parzialmente) non sono completamente consapevoli di quali siano effettivamente i problemi e le possibili trappole che ormeggiano nel mare della rete. Eccone alcuni:
– Ricerca di informazioni su aspetti importanti della vita sociale e relazionale (ad esempio sulla sessualità) e reperimento di materiale che non fornisce risposte realistiche, quanto piuttosto stereotipate e poco attinenti alla realtà. A questo proposito è evidente quanto la comunicazione e l’apertura siano importanti, per far sì che a ogni dubbio e a ogni informazione “strana” reperita, corrisponda la possibilità di confrontarsi con persone reali, possibilmente adulte e consapevoli.
– Cyberbullismo che si configura come la possibilità di mettere in difficoltà ed imbarazzo gli altri, rimanendo emotivamente (grazie al mancato confronto diretto con la persona offesa e con i risultati immediati delle proprie azioni) e fisicamente (grazie al possibile anonimato) protetti. Solo favorendo riflessioni sulle emozioni e sugli effetti di ciò che si dice e si fa, si possono aiutare i ragazzi a gestire meglio le relazioni virtuali.
– Sexting, ossia scambio di messaggi e comunicazioni a sfondo sessuale in chat e nel web, senza rendersi conto che questa pratica rende vulnerabili a possibili ripercussioni oggi o nel futuro.
– Dipendenza da smartphone, che fa sì che il proprio telefono cellulare sia vissuto come un’estensione di sé e un attributo essenziale per il benessere, portando a difficoltà relazionali e individuali (ad esempio disturbi del sonno, ansia, isolamento…).
Leggendo queste possibilità vi viene da pensare che siano remote e lontane dalla vostra personale vita quotidiana? Purtroppo invece sono tutte realtà sempre più presenti nella nostra società. E ignorarle non è la soluzione.
Lo smartphone, così come tutti i nuovi media che giorno dopo giorno riempiono sempre di più le nostre vite, è uno strumento utile ed interessante e non esiste alcun motivo per evitare a priori di dare la possibilità ai ragazzi di utilizzarlo. Quindi la soluzione alle problematiche che possono insorgere attraverso l’uso smodato di questo strumento non è certo quello di impedire ai ragazzi di averne uno.
Una buona prassi, invece, sarebbe quella di favorire una conoscenza, un controllo e una comunicazione all’altezza della portata della potenza dello smartphone.
Ecco, ad esempio, un elenco di regole create dai genitori di un tredicenne, quando gli hanno regalato l’iPhone.
1. Il telefono è mio. L’ho comprato io. L’ho pagato io. In sostanza te lo sto prestando. Sono la migliore o no?
2. Saprò sempre la password.
3. Se suona, rispondi. È un telefono. Di’ “ciao”, sii educato. Non provare mai a ignorare una telefonata se sullo schermo vedi scritto “Mamma” o “Papà”. MAI.
4. Consegna prontamente il telefono a uno dei tuoi genitori alle ore 19.30 dei giorni di scuola e alle ore 21.00 nei fine settimana. Verrà spento per la notte e riacceso alle 7.30 del mattino. Se c’è un momento in cui non ti verrebbe da chiamare qualcuno sul suo telefono fisso perché temi che potrebbero rispondere i suoi genitori, allora non chiamare o non scrivere messaggi. Dai retta all’istinto e rispetta le altre famiglie, come noi vorremmo essere rispettati.
5. Il telefono non viene a scuola con te. Parlaci un po’ con le persone a cui normalmente mandi messaggi. Fa parte delle cose che si devono imparare nella vita. *Sui giorni in cui esci prima da scuola o i giorni di gita è necessaria una valutazione caso per caso.
6. Se il telefono cade nella tazza del water, va in pezzi cadendo a terra o svanisce nel nulla, sei responsabile del costo di sostituzione o riparazione. Taglia l’erba, fai il babysitter, metti da parte i soldi che ti regalano al compleanno. Se succede devi essere pronto.
7. Non usare la tecnologia per mentire, deridere o ingannare un altro essere umano. Non farti coinvolgere in conversazioni che possono fare del male a qualcun altro. Sii un buon amico e non ti mettere nei guai.
8. Non scrivere in un messaggio o una mail qualcosa che non diresti di persona.
9. Non scrivere in un messaggio o in una mail qualcosa che non diresti in presenza dei tuoi genitori. Cerca di censurarti, stacci attento.
10. Niente porno. Cerca sul web contenuti di cui parleresti anche con me. Se hai domande rispetto a qualsiasi cosa, chiedi a una persona – preferibilmente a me o a papà.
11. Spegnilo, rendilo silenzioso, mettilo via quando sei in pubblico. Specialmente al ristorante, al cinema e mentre parli con un altro essere umano. Non sei una persona maleducata, non permettere all’iPhone di trasformarti.
12. Non inviare e non chiedere foto delle tue parti intime o di quelle di qualcun altro. Non ridere. Un giorno sarai tentato di farlo, a dispetto della tua intelligenza. È rischioso e potrebbe rovinare la tua vita al liceo, all’università, della tua età adulta. Il cyberspazio è vasto e più potente di te. Ed è difficile far sparire le cose da questo spazio, inclusa una cattiva reputazione.
13. Non fare miliardi di foto e video. Non c’è bisogno di documentare tutto. Vivi le tue esperienze, rimarranno nella tua memoria per sempre.
14. Lascia il telefono a casa, qualche volta, e sentiti sicuro di questa decisione. Non è vivo e non è una tua estensione. Impara a fare senza. Sii più grande e potente della PDPQ, la paura di perdersi qualcosa.
15. Scarica musica nuova o classica o diversa da quella che ascoltano milioni di tuoi coetanei. La tua generazione ha un accesso alla musica senza precedenti nella storia. Approfittane, espandi i tuoi orizzonti.
16. Gioca a qualche gioco di parole o di logica che stimoli la tua mente, ogni tanto.
17. Tieni gli occhi aperti. Guarda cosa succede intorno a te. Guarda fuori dalla finestra. Ascolta il canto degli uccellini. Fai una passeggiata, parla con uno sconosciuto, fai lavorare la tua immaginazione senza Google.
18. Farai qualche casino. Ti ritirerò il telefono. Ci metteremo seduti e ne parleremo. Ricominceremo da capo. Io e te continuiamo a imparare cose nuove, giorno per giorno. Io sono dalla tua parte, sono nella tua squadra. Siamo insieme in questo.
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È chiaro che questo è solo un esempio e che ogni famiglia può creare il proprio decalogo, a misura delle proprie credenze, dei propri valori e delle proprie abitudini. Inoltre è possibile valutare la derogabilità delle singole regole in dati momenti o per precise motivazioni.
Certo è che mettere gli accordi per iscritto e chiedere a tutti di condividerli e firmarli (magari dopo essersi confrontati sull’accordo sulle regole stesse), permette di evitare spiacevoli qui pro quo e di far sì che ognuno si prenda le proprie responsabilità, sentendosi sempre in prima linea nella gestione dello smartphone, ma anche delle possibili ripercussioni in caso di scorrettezze e, soprattutto, nella gestione della relazione all’interno della quale hanno preso vita gli accordi.
Come genitori, insomma, è fondamentale essere realisti e consapevoli, ma anche essere aperti alle novità, pur rimanendo autorevoli da un lato e disponibili al confronto dall’altro.
Ecco che, in questo modo, sarà possibile che i ragazzi sfruttino al meglio le potenzialità che i nuovi media offrono, facendo magari qualche scivolone (che non si può negare a nessuno!!), ma coperti dalla sicurezza di conoscere un po’ meglio i rischi e le possibili soluzioni.
Dott.ssa Giulia Schena